giovedì 6 giugno 2019
Oltre 700 migranti in un solo giorno dalla Libia. E in mare non c’è nessuna nave di salvataggio. Mentre le Guardie costiere Ue vengono costrette a "esercitazioni" lontane dalla zona di soccorso.
Il video del barcone alla deriva. Cargo italiano con 60 naufraghi a Lampedusa
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E' tutto nella foto. La vita che è quasi morte. L’indifferenza. Corpi sommersi. Braccia che annaspano. Un uomo sembra abbracciare una testa per strapparla all’abisso. Un altro, aggrappato alla coda del gommone sgonfiato, implora un appiglio tra le altre mani. Nelle stesse ore le Guardie costiere dell’Ue concludevano con successo un’esercitazione congiunta. Nessuna chiamata. È stato deciso che salvare vite - 700 quelle in acqua solo ieri - non è più il loro mestiere.

Il video, qui in esclusiva per Avvenire, girato dall'equipaggio di Pilotes Volontaires documenta ancora una volta il dramma della rotta che dalle coste libiche risale fino a Malta e Lampedusa. È accaduto di nuovo a Nord di Garabulli, tra le roccaforti delle milizie fedeli al presidente Sarraj, da sempre una delle basi dei trafficanti di uomini. Le spiagge che si lasciano alle spalle l’inferno delle prigioni libiche e guardano alla morte che può arrivare dal mare, si trovano a oriente di Tripoli. Dalla parte opposta, in direzione Zuara e Zawyah, partono altri barconi. Mentre in acqua non c’è una sola nave umanitaria a pattugliare le rotte della morte.

Nelle ultime ore, però, si è appreso di un rimorchiatore italiano con circa 60 naufraghi salvati a Sud di Lampedusa. La nave, la Asso 25, batte bandiera tricolore e perciò mette in crisi le direttive del governo contro i vascelli di salvataggio. Il vascello, che supporta le attività delle piattaforme petrolifere italiane, difficilimente verrà dirottato verso porti lontani, come avvenuto alcuni giorni fa con una nave della Marina militare dirottata verso Genova. Il rischio, infatti, sarebbe quello di danneggiare le attività petrolifere. Per questa ragione a Lampedusa si stanno preparando ad accogliere i migranti. Salvo colpi di scena, la Assi 25 dovrebbe raggiungere la maggiore delle Pelagie entro le due della notte.

A colpire, però, resta l'avvistamento del gommone con le persone in acqua a Nord delle coste libiche. L’avvistamento dall’aereo Colibrì che volava a bassa quota, è avvenuto nel primo pomeriggio. I piloti hanno immediatamente diramato il "mayday", ma in zona c’erano solo mercantili. A oltre 100 chilometri in linea diagonale dal porto di Tripoli, i guardacoste ci hanno messo ore a raggiungere il gommone. Dall’alto appariva come un sacchetto di nylon gettato in acqua. Solo che sopra e intorno c’erano almeno 80 esseri umani. Colibrì è rimasto in zona fino a quando non è andato in riserva di carburante e quando i libici sono arrivati, hanno raccolto i superstiti senza nulla comunicare riguardo al numero delle persone intercettate, né di quanti possono essere i dispersi.

Con questi dubbi riportati sul diario di bordo, gli aviatori volontari lungo la rotta del rientro hanno poi avvistato e fotografato un altro barcone, apparentemente in condizioni migliori, con a bordo almeno altri 80 migranti in direzione Malta. I superstiti - nessuna conferma né smentita circa dispersi è arrivata dalle autorità libiche - sono stati intercettati da una motovedetta di Tripoli che li ha riportati nelle prigioni che oggi l'ue ha ribadito di voler chiudere. Nel rapporto sull'intervento in mare sono gli stessi libici ad annettere che l'operazione è stata particolarmente difficile per via del tempo trascorso in acqua dai migranti e per il fatto che abbiano dovuto aspettare cinque ore a bordo della motovedetta prima di poter trovare un'altra imbarcazione che li potesse riportare a terra.

Sono stati quasi 700 i migranti individuati nel Mediterraneo ieri. Quanti altri non sono stati avvistati non lo sapremo mai. Come mai sapremo chi c’era a bordo di uno scafo in vetroresina che le correnti spingono al largo senza che a bordo ci siano tracce di vita. Anche questo lo hanno avvistato i piloti di Sea Watch e di Pilotes Volontaires, le organizzazioni non governative che con due piccoli aerei raccontano quello che le flotte aeronautiche degli eserciti Ue non segnalano pur attraversando a ritmo serrato il cielo verso la Libia, interessati più alla fibrillazione militare che alle rotte delle vite a perdere.
L’Europa, non sta mostrando solo indifferenza ed egoismo. Nei giorni scorsi Radio Radicale, che ieri ha individuato le "strane" manovre della Asso 25, ha scoperto e pubblicato immagini che la cosiddetta Guardia costiera di Tripoli adopera per vantarsi dei propri interventi. Sono immagini scattate da voli di "intelligence" con dati e informazioni tecniche di cui le autorità libiche non dispongono. «Quelle - spiega il giornalista Sergio Scandura che ha tracciato le rotte – sono foto che sembrano provenire da velivoli europei di Frontex e della missione Sophia». In altre parole, l’Ue ha eliminato la presenza di proprie navi, ma mette a disposizione dei libici le informazioni dei propri aerei, di fatto cooperando alla cattura e al respingimento dei migranti.


Nonostante le accuse e le polemiche, Malta sembra essere rimasta da sola. La Marina de La Valletta ha annunciato di avere salvato in totale 370 migranti dal Mediterraneo in quattro operazioni separate a sud dell’isola. Tutti gli altri sono stati riacciuffati dalle motovedette di Tripoli. Nel primo intervento dei maltesi sono stati salvati 63 migranti dopo che il gommone sul quale viaggiavano ha iniziato a imbarcare acqua; altri 99 sono stati soccorsi alcune ore prima. Un pattugliatore è poi intervenuto per salvare altri 61 migranti dopo che avevano chiamato la centrale dei soccorsi con un telefono satellitare, e infine altre 147 persone in un’ultima operazione. Tutti i migranti salvati, fra cui ci sono molte donne e bambini, sono stati portati a Malta per controlli sanitari. Alcuni di essi avrebbero parlato di dispersi e altre vittime. Tutti hanno confermato quale girone dell’orrore siano diventate le prigioni governative finanziate da Unione europea e soprattutto dall’Italia.


Tutto questo «sta accadendo ora nel Mar Mediterraneo: nessuna nave di Ricerca e soccorso», denuncia Francesco Rocca. «Ancora un alto rischio di morte - aggiunge il presidente della Federazione internazionale della Croce rossa –. Abbiamo bisogno di azioni responsabili e concrete per proteggere la vita e la dignità di ogni essere umano».

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