Lampedusa. Gli sbarchi continuano. Nel silenzio assordante di gran parte dei media

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Forse non tutti sanno che in questi giorni dalla Libia sono partiti almeno due barconi in legno diretti a nord e che entrambi sono giunti a destinazione: in Europa. Uno è stato soccorso dalla Marina Maltese dopo 24 ore di trattative con il nostro governo che non ne voleva sapere di farli sbarcare in Italia. E una nave militare italiana del dispositivo Frontex vicina al target che si dice impossibilitata al soccorso a causa di non ben specificati problemi tecnici.
Alla fine gli 87 a bordo sono sbarcati mercoledì 6 marzo a Malta. L’altra barca è arrivata a Lampedusa nella notte tra il 6 e il 7. A bordo 40 persone da un barchino in legno arrivato in autonomia a 2,6 miglia dall’isola (praticamente erano quasi arrivati) . 21 Uomini, 3 Donne e 16 Minori tra cui 2 molto piccoli.

Una notizia uscita solo perchè alcuni di noi continuano giornalmente a monitorare il traffico aereo e marittimo in zona soccorsi mentre altri contattano o vengono contattati da personali fonti. Un lavoro certosino di controlli incrociati per arrivare a notizie che dovrebbero uscire da comunicati ufficiali. Ma da mesi ormai le autorità preposta, Guardia Costiera per prima, non comunicano più con i media su tutto ciò che riguarda i flussi migratori.
Ma le persone, le barche, le navi e gli aerei militari non sono trasparenti: perciò anche se a fatica, le notizie infine si trovano. Così seguendo il tracciato di un 1 elicottero militare maltese e facendo verifiche incrociate con le fonti, scopriamo che il barcone arrivato a Lampedusa era partito da Sabratha (Libia) che era ben messo, aveva addirittura 2  motori e presumibilmente parecchio carburante a disposizione visto che i 40 hanno potuto viaggiare per  2 giorni per 150 miglia.
La stessa notte, sempre a Lampedusa, sono arrivati 8 tunisini su un barchino partito dalla Tunisia trainato da nave madre.
E sembra che altri barconi nel momento in cui scrivo siano tra Malta e Lampedusa. Ma avere notizie sui nuovi ingressi di migranti via mare dall’Africa è come cercare si sfondare un muro di acciaio. Per non parlare delle immagini. Nemmeno una foto di questi due ultimi eventi comunque verificati e documentati.

Ma c’è qualcosa di più inquietante dell’omertà degli uffici stampa preposti. Il silenzio della maggior parte dei media. La notizia di uno sbarco senza neanche una sola nave ONG in mare,  nell’ era dei porti chiusi viene quasi ignorata. Senza contare quanto sia importante analizzarla proprio per il fatto che i trafficanti non hanno mai smesso di trafficare e che si riorganizzano come ai vecchi tempi. I tunisini sempre con le solite modalità, dalla Libia ora si torna a partire – sfondando i controlli che abbiamo delegato (pagando) alla Marina libica di Serraj – con le barche in legno. Oggi in buone condizioni domani forse sgarrupate come all’epoca dei grandi naufragi. Perché il pull factor non sono le Ong ma per chi scappa, è la sopravvivenza, per chi traffica il Dio denaro.


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