Incidenti sul lavoro la strage silenziosa

Maurizio durante un viaggio in Uzbekistan
Maurizio durante un viaggio in Uzbekistan

Maurizio Nappa, Horgen, Svizzera, responsabile sicurezza sul lavoro, in Italia e in giro per l’Europa

“In questi giorni di emergenza Coronavirus, abbiamo visto tutti quanto sia stato grande il potere dei mass media: nell’alimentare l’isteria collettiva prima, nello smorzarla ora. Eppure ci sono dei drammi che, nel nostro Paese, si perpetuano in maniera costante e che non attirano l’attenzione dell’opinione pubblica e della stampa come meriterebbero; mi riferisco agli infortuni mortali sul lavoro, le cosiddette ‘morti bianche’”.

“E’ appena uscito il primo bollettino Inail 2020: 52 persone hanno perso la vita per infortuni sul lavoro nel solo mese di gennaio. Mi occupo di sicurezza sul lavoro, prima in Italia, poi in Svizzera e poi in diversi paesi d’Europa, da più di 21 anni, e ancora apprendo. Quello che ho imparato da subito, però, è che ogni infortunio, a maggior ragione se mortale, è evitabile. Bisogna lavorare su diversi aspetti affinché nulla avvenga: aspetti tecnici, ingegneristici, di manutenzione, ma anche, se non soprattutto, aspetti umani, di formazione, di sensibilizzazione, di capacità di identificazione dei pericoli e valutazione dei rischi”.

“E, non ultimo, bisogna lavorare sulla tutela dei posti di lavoro: un lavoro tutelato dà garanzie, quali, oltre allo stipendio stabile, la formazione continua, gli aggiornamenti, la possibilità di segnalare comportamenti e situazioni non sicure. Il mio lavoro non offre grandi riconoscimenti: si viene citati solo quando succede qualcosa, mai quando, ogni giorno o quasi, si torna a casa senza infortuni. Non è un lavoro popolare, tanto è vero che nessun bambino sogna di fare, da grande, il responsabile della sicurezza sul lavoro”.

“Tanto deve fare la politica per la sicurezza, ma tanto possono, e devono, fare anche i cittadini, a cominciare dalla consapevolezza sul tema sicurezza. In questi giorni, dopo aver visto la potenza dei mass media sul tema Coronavirus, ho cominciato a sognare una nuova pandemia mediatica, quella sulle morti bianche”.

“Se questo è troppo, faccio un sogno più piccolo: che almeno il mio giornale dedichi, ogni giorno, uno spazio a questo tema, aggiornando il numero delle morti bianche e raccontando, quotidianamente, almeno una storia di queste morti. Si scoprirà che questi numeri erano donne e uomini, che sono diventati famiglie spezzate, amici avviliti, colleghi frustrati. Si scoprirà che quei numeri siamo noi”.